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Pensare il non-pensato. Ciò a cui il pensiero non può arrivare di Melker Garay 7-20 ottobre Roma

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Vi segnaliamo la mostra di Melker Garay 'Pensare il non-pensato. Ciò a cui il pensiero non può arrivare' presso Palazzo Velli Expo nel quartiere Trastevere di Roma a Piazza Sant’Egidio 10, l'inaugurazione con musica dal vivo è prevista per venerdì 6 ottobre alle 18.30, l'apertura al pubblico dal 7 al 20 ottobre (lunedì-sabato dalle 11.00 alle 19.00). Alla prima personale italiana di Melker Garay, intitolata Pensare il non-pensato. Ciò a cui il pensiero non può arrivare, sarà possibile ammirare quindici tele della serie Monokrom, esposte già a Norrköping e a Mosca, e che voleranno a New York dopo l’esperienza romana. In Garay, scrittore cileno naturalizzato svedese, accostatosi alla pittura nel 2013, immagine e parola non possono scindersi: l’una accompagna e completa l’altra, ne arricchisce il senso. Non a caso molte opere sono associate a brani estratti dalle sue raccolte di storie, da romanzi o da riflessioni scaturite dalla pratica artistica. Entrambi mettono a fuoco il dilemma, il paradosso, il dubbio. Il vuoto esistenziale che il gesto della creazione intende colmare. Sono sette i libri pubblicati, la maggior parte dei quali tradotti in inglese, spagnolo e russo, mentre per l’inverno verranno dati alle stampe in Italia “Lo Spaventapasseri - racconti crepuscolari” e “Il ratto e altri racconti crudeli”. Atti a sondare problematiche filosofiche, teologiche e il dualismo vita-morte, presentano una lingua scarna, essenziale, talvolta ironica, e mettono in scena un meccanismo enigmatico-interrogativo attraverso cui setacciare ogni pretesa di verità. Stessi dispositivi sui quali si fondano i quadri. «La pittura è per me la parola impossibile da esprimere in un testo scritto», spiega l’autore, che prosegue: «Si tratta di resistere e di dubitare di ciò che è già scontato, certo, ovvio»; «Un lavoro ha una molteplicità di transiti, sia piccoli che grandi, sia visibili che invisibili, sia consentiti che proibiti. Io intendo un lavoro-travaglio dove ogni emancipazione – sia fisica che psichica – sia, a diversi gradi, dolorosa». Il titolo della serie, Monokrom, è indicativo, ma l’intera mostra non si esaurisce nella ripetizione del colore unico. Nelle prime tele (2013-14) sperimenta un astrattismo concitato: i toni si accumulano e si fanno stridenti e squillanti; oppure si sovrappongono gli uni agli altri dando vita a pattern geometrici, di trama e ordito, o a movimenti di superficie come mare in tempesta. Nella seconda parte (2015-16), più materica, in cui possono comparire inserti tridimensionali, vi è un effetto magmatico, di cristallizzazione della forma; agglomerato primordiale di senso che dal piano sembra tentare di affrancarsi. Analizzandone le opere Ida Thunström ha parlato di zen e di influenza di questa tradizione. Man mano cominciano ad apparire delle sagome, e siamo di fronte all’ultimo nucleo figurativo, recente. Autoritratti involontari, pappagalli, fiori, galli, e accenni di volti; il tumulto dei colori ricorda i lavori iniziali: il ciclo che ha percorso in tre anni si è chiuso. Melker Garay è nato da padre svedese a da madre cilena in Cile (Tocopilla) nel 1966. Nel 1970 la famiglia si trasferisce in Svezia, a Norrköping, che da allora è diventata la sua città. Come scrittore ha pubblicato racconti e romanzi, di cui uno, “mcv”, può definirsi una forma di arte concettuale. La sua letteratura affronta i grandi argomenti e le grandi questioni esistenziali e religiose del mondo contemporaneo. Alcuni racconti sono diventati cortometraggi e hanno partecipato a festival internazionali, non ultimo il Festival del cinema di Göteborg e il Berlinalen. “Kinski and Death” ha anche avuto una trasposizione teatrale. Ha di recente fondato il magazine Opulens.se. La prima mostra personale è del 2014; l’ultima si è tenuta a Mosca nella primavera 2017 presso la Central House of Artists.

per saperne di più

http://www.melkergaray.se/english/exhibitions/

http://www.palazzovelliexpo.it/#/merkel/

solo qualche immagine

 

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