Il primo ricordo che ho di Matteo: lui è alto un centinaio di centimetri ed ha mani e visetto pieni di Nutella. Adesso è alto un metro e ottanta, che in centimetri non ve lo so dire, ma so che ho accompagnato tutti i suoi passi. Durante il cammino ha incontrato un altro che come lui avrà avuto il viso e le mani sporche di Nutella, Enzo; sono figli della generazione cresciuta con questa tipologia di merende, sono giovani, ed hanno un progetto, non un sogno, non una chimera, bensì qualcosa di concreto a cui dare vita. Ci lavorano da qualche anno, faticosamente, con impegno e coinvolgimento costanti, rinunciando ad una spensieratezza ed incoscienza tipiche della loro giovane età.
Domenica sera ho partecipato all’inaugurazione del progetto realizzato, una cosa in grande, curata nei particolari, cinematografica e pirotecnica al punto giusto, resa possibile da una reale e fattiva partecipazione di un gruppo di giovani, reclutati tra amici, fidanzati, parenti; leali, coinvolti e appassionati. Che orgoglio. Soprattutto nel prendere atto che quel cucciolo d’uomo, nelle parole di ringraziamento pronunciate durante un emozionato discorso, ha condensato quello che sua madre, suo padre e un po’ anche io, con gli esempi della vita condivisa gli abbiamo impresso nel cuore.
Buona fortuna.