La Settimana Enigmistica nelle mia famiglia è quasi un’istituzione. Dai miei ricordi, mia sorella Roberta l’ha sempre comprata. Giustamente gelosa, quando ero piccola a me concedeva le facilitate, viste le mie possibilità. Con gli anni è iniziata a essere una consuetudine anche per gli altri membri della mia famiglia, a cominciare da mio nonno per finire con mio figlio Simone. Solo mia madre ne è rimasta immune. Non c’è niente da fare: se ti piace trovare una soluzione, se ti piace giocare con la lingua e le sue parole, se vuoi leggere le barzellette e continuare a non abbozzare neanche un lesto sorriso, La Settimana Enigmistica è per te e non ti abbandonerà mai più. Va da sé che gli “adepti” dell’amato settimanale abbiano tutti una loro ritualità. Il giovedì, la prima cosa che si fa è andare in edicola e al primo momento utile si attacca. E qui la passione detta legge: chi subito si dirige verso gli schemi, un nome per tutti: BARTEZZAGHI; chi in quinta pagina trova i rebus e la loro grafica antica; chi ama unire numeri e lettere nelle crittografate...Potrei scrivere per ore, ma 1200 caratteri non mi bastano. Nell’altrui categoria dell’ “Embe’?!” colloco la mia personale successione: cornici concentriche, parole crociate senza schema, ricerca di parole crociate, incroci obbligati e poi tutto il resto. Tengo Il confronto per ultimo, perché lo faccio con Simone, la mattina dei fine settimana a letto a poltrire. Nell’ozio.