Oggi è l'ultimo giorno dell'anno 2017. In Italia e in qualche altro paese il 17 è un numero abbastanza detestato perché, almeno così si dice, porta sfortuna. In altre nazioni, in primis quelle anglosassoni, a portare sfortuna è il numero 13... addirittura la paura irragionevole del numero 13 ha una parola dedicata: la triscaidecafobia (dal greco τρεισκαίδεκα treiskaídeka, "tredici" e φόβος phóbos, "paura"). A me il 17 è sempre andato tutto bene, mentre il 13 sono morte mia nonna paterna e le mie sorelle gemelle appena nate (tutte e tre il tredici settembre in anni diversi). Voi direte e a noi che ci importa? In realtà è un preambolo per farvi capire che il mio attaccamento al 17 è iniziato da piccola, ho fatto gli esami di quinta elementare (all'epoca si facevano e ti bocciavano pure) il 17 giugno, e da allora io quel numero lo adoro. Figuriamoci tutto un anno con la cifra 17, mi risulta veramente difficile salutarlo! Come quando finisci un libro che ti piace tanto e vorresti iniziarlo di nuovo, o come quando fai un viaggio in un posto che ti ha preso il cuore e devi ripartire, oppure quando qualcosa che speravi durasse tanto tempo all'improvviso non c'è più. Se, come si dice, chiusa una porta si apre un portone, mi auguro che per tutti voi, in particolare per quelli che il 2017 l'hanno detestato, il 2018 sia un anno positivo e sereno ma soprattutto 'catartico'. Il mio augurio è che possano guarire tutte le ferite, fisiche e psicologiche, e che quelli che lo avevano perso ritrovino finalmente il sorriso. E se ne avete abbastanza dei miei auguri, non vi preoccupate, quelli per la Befana li salto, viene di sabato!
SOLO TRE PAROLE
- Diciassette
- Catarsi
- Anno