All'età di 66 anni mia madre, sorprendendoci tutti, ha mollato "baracca e burattini" (mai espressione fu più vera!), per trasferirsi ad Amsterdam a fare la nonna. Tutto molto bello, bella Amsterdam, bella la scelta attuata da mia sorella, qualche anno prima, di costruire lì la sua famiglia, bello mio cognato e bellissima mia nipote; ma a me chi ci pensa? Erano già diversi anni che lottavo contro quel senso di vuoto lasciato dalla mia sorellina, trasferitasi giovane sposa; anni in preda alla nostalgia, anni di altalene del cuore, toccando il cielo con un dito quando ti ricongiungi, per poi sprofondare quando ti saluti, inondando Fiumicino di lacrime... Il vuoto lasciato da mamma è quasi incolmabile. Sono una mammona cronica. Per fortuna la tecnologia, negli ultimi tempi, è venuta in nostro soccorso. Grazie a Skype sono riuscita a seguire, quasi quotidianamente, la vita dei miei cari geograficamente lontani; poi ci sono le mail, i messaggi, WhatsApp e ora anche le chiamate tramite WhatsApp che hanno salvato la mia famiglia da un'indigenza assicurata! Ma non c'è un rimedio alla mancanza di un abbraccio, di uno stritolamento di baci... Niente. Anzi no, in verità qualcosa c'è che, più di una qualsiasi altra forma di comunicazione digitale, riesce a nutrire la resilienza: la parola scritta a mano... Una lettera. Una cartolina. Ecco, mia madre, nel corso di questi anni di lontananza, è diventata la REGINA delle cartoline! Me ne ha spedite tantissime, alcune legate a compleanni o anniversari, altre libere da ricorrenze. Quelle le mie preferite. Quelle scritte per la sola voglia di esserti accanto, sfiorandoti l'anima con un tocco della mano...