Ospitalità sostantivo femminile: la possibilità offerta a qualcuno di alloggiare o di risiedere temporaneamente in un luogo, diverso dalla propria casa o dal proprio paese, spec. in quanto manifestazione di generosità, cortesia, o benevola tolleranza.
Termine delicatissimo da utilizzare in questo momento storico, così quanto è delicato usufruirne. Lascio oggi la casa della cugina di mio marito che, per un intero mese, ci ha ospitati a Milano augurandomi di aver onorato il suo nobile gesto. Spero di essere riuscita ad inserirmi nelle sue giornate, senza essere invadente, rispettando le sue abitudini, le sue necessità. Struccandomi con le salviettine umidificate, io che uso sempre l’ovatta e la crema Johnson’s. Consumando la colazione amalgamando i nostri gusti. Cenando insieme, quando possibile, iniziandola alla passione per i “polpettoncini di nonna Pina”. Spero di non aver danneggiato nessun oggetto, o elettrodomestico, prendendomene cura come e forse di più che se fosse mio. Spero di aver lasciato tutto pulito, in ordine, esattamente come avevo trovato gli spazi che avrei abitato. Spero di non aver consumato le sue derrate senza aver avuto l’accortezza di rimpinguarle, fatta eccezione per un barattolino di crema alla nocciola (STRAORDINARIA), che non sono riuscita a trovare nei negozi che ho abitualmente frequentato. Ma mi auguro anche di aver lasciato un segno, anche lieve, del mio passaggio, un ricordo. Un gesto o una parola, un qualcosa che al ripensarci la farà sorridere, anzi meglio, le faccia tornare la voglia di rivedermi, perchè ha sentito la mia mancanza, come io sentirò la sua.