Con grande piacere vi segnaliamo la mostra 'Il Connubio - Quando la pittura incontra la fotografia', con opere di Natino Chirico e Giorgio Guglielmini, dal 20 al 30 novembre presso SpazioCima, in via Ombrone 9 a Roma! Un'esposizione che rappresenta un dialogo fra le arti, in cui la fotografia sconfina nella pittura e viceversa. Il vernissage avrà luogo martedì 20 novembre alle 18.30, mentre la mostra sarà aperta fino al 30 novembre con i seguenti orari: dal lunedì al giovedì h. 15:00 – 19:00, venerdì h. 10:00 – 13:00. Condividiamo con voi il testo critico di Valeria Arnaldi:
"Scriveva Charles Baudelaire nel 1859: «Come l’industria fotografica è stata il rifugio di tutti i pittori mancati, troppo poco dotati e troppo pigri per portare a termine i loro studi, questa infatuazione universale portava non solo il carattere della cecità e dell’imbecillità, ma aveva anche il colore della vendetta...». E ancora, «Bisogna dunque che essa rientri nel suo vero dovere, che è quello di essere la serva delle scienze e delle arti, ma la più umile delle serve, come la stampa e la stenografia, che non hanno né creato né supplito la letteratura». Replicava idealmente Giacomo Balla, nel 1918: «Data l'esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa né può interessare più nessuno». Il dibattito su fotografia e pittura è storia, ormai, di secoli, nel tentativo di riconoscere all’una o all’altra una sorta di supremazia, forse di maggiore nobiltà. Ed è vivo ancora oggi, in un incontro/scontro di posizioni ed emozioni che ha nel pubblico il primo giudice. Figlia di millenni di storia e creatività, la pittura è stata superata dalla fotografia come strumento del “nuovo”? Oppure come diceva Baudelaire la fotografia ha la sua forza nel farsi documento fedele? È in questo dibattito, figlio di un’epoca precisa ma anche, di fatto, senza tempo, che si inserisce la ricerca a quattro mani e due visioni artistiche condotta da Natino Chirico e Giorgio Guglielmini. Fotografia e pittura si incontrano, si cercano, si studiano, dialogano, forse discutono, di certo si conoscono e riflettono, infine si prendono lo spazio, l’una e l’altra, a tratti l’una sull’altra, avendo come obiettivo ognuna l’espressione di sé ma approdando, come risultato, alla conquista di una nuova armonia, che è linguaggio terzo, né quello dell’una, né quello dell’altra, ma qualcosa di inedito, un insieme, che si anima di più luci e suggestioni. Ecco il connubio. Ecco l’unione, le nozze, l’alleanza. Ed ecco anche la contaminazione reciproca, il riflesso e la riflessione, la ricerca dell’Io nell’Altro e viceversa. Obiettivo alla mano, Giorgio Guglielmini ferma l’istante, lo cerca e costruisce, lo definisce nella perfezione del momento e della forma a ricercare la bellezza ideale, che non è frutto di parametri precisi e prestabiliti ma di intensità e comunicazione. Sceglie lo sguardo, sollecita l’espressione, si fa incantare dal movimento. Fa dialogare la macchina fotografica con le modelle a rubare loro il segreto di un gesto, un piccolo vezzo, magari di un’intenzione che poi cristallizza nell’infinito potenziale del desiderio mai portato a compimento.
Natino Chirico all’istante dona eternità. Lascia che viso e corpi siano tela e soprattutto scrigno di emozioni, pensieri, sensazioni, anche qui intenzioni forse, sicuramente anima. E creatività. Fissa il suo sguardo negli occhi delle bellezze ritratte e compone la loro storia, fatta di luci, energia, passione, anche malinconia a volte. Sempre, più profonda, gioia di vivere. Così, sotto i suoi occhi e i suoi pennelli, la sensualità non è tanto nelle labbra dischiuse del ritratto ma nella pennellata di rosso, leggera, delicata, che sembra dare vita alla monumentalità del bianco e nero. E la malizia di una Lolita in gioco con se stessa si riveste di innocenza in un trionfo di colori che richiamano la ricchezza del momento, della scoperta, di un futuro a portata di sorriso. Natino Chirico indaga, approfondisce, “ascolta” l’immagine. E la rinnova. L’intenzione ammicca, l’impulso sollecita, la fantasia chiama. E la vita risponde. Al di qua e al di là dell’opera, nella modella “risvegliata” dalla pittura-Pigmalione e nell’osservatore che della bellezza fa strumento di una profonda presa di coscienza del sé e della Vita, con la maiuscola del suo non essere semplice esistenza, tra velature di sguardi e “memorie” di colore, proiezioni. La pelle si scompone in linea e colore. L’immagine si fa opera d’arte. Il corpo diventa monumento e conquista la sua eternità. Eternità della poesia di un istante, che è uno e unico. Dello sguardo, dell’indagine. Anche del segreto percepito e raccontato. Posseduto e condiviso. Liberato. Pittura e fotografia si confrontano, contrastano, dimenticano, combattono, pacificano. È nel dialogo di arti che le identità si fondono a farsi filosofia e a raccontare una nuova storia. Di più, a ricercare una dimensione altra nello sguardo, senza bisogno di confini e categorie, tantomeno di rivali, senza necessità di risposte certe, preferendo un’esplosione emozionata di domande.
per saperne di più
http://www.spaziocima.it/2018/11/12/il-connubbio-quando-la-pittura-incontra-la-fotografia/