Quando ero piccola a casa mi chiamavano Chicca. Tutti. Poi crescendo le cose sono cambiate. Nessuno si è mai più rivolto a me con quel soprannome, a parte il cugino piccolo di papà. Enrico. Che io adoravo. Che non c'è più. Ogni volta che andavo a trovarlo mi sembrava di tornare bambina, come se il tempo si fosse fermato. Abbiamo condiviso tanto. Con lui più volte ho pensato che la vita era soffice. Sì proprio soffice, l'esatto contrario di dura. Grande cuoco, grande intenditore di vini, grande conversatore, mi diceva che la famiglia era importante proprio nel periodo in cui io non sopportavo la mia. Era irascibile a volte, discutevamo di politica (sì pare incredibile ma con lui ho trattato questo argomento), mettevamo i vecchi dischi in vinile, ascoltavamo e parlavamo, eravamo contenti se una certa squadra vinceva (aveva la sciarpa giallorossa appesa in cucina)... Ho lavorato con lui, ho visto crescere i suoi figli, ho pianto e riso con lui, è un'immagine viva di momenti che rimangono scolpiti nella memoria. Il giorno che se n'è andato me lo ricordo bene. Era luglio, il mese che lo ha visto nascere e morire, io ero in Umbria dove il telefono non prende mai. Però quella mattina squillava. Neanche lontanamente potevo immaginare il motivo della chiamata. Ricordo il mio incedere verso il cancello. Ricordo la sensazione di vuoto. Ricordo le lacrime. E la consapevolezza che nessuno mi avrebbe mai più chiamata Chicca. Buona domenica.
SOLO TRE PAROLE
- Enrico
- Chicca
- Ricordo