"E quindi uscimmo a riveder le stelle" (Inferno XXXIV, 139), è l'ultimo verso dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri. Capita anche a me di uscire a rivedere le stelle e quando succede, mai abbastanza spesso, le guardo ogni volta con rinnovato stupore. Il mondo scompare, tutto tace, e io mi fermo ad osservarle incantata col naso all'insù. In città è impossibile apprezzare appieno il cielo stellato, ma lontano dai centri abitati e dall'inquinamento luminoso, soprattutto nelle notti senza luna, gli astri riservano un vero e proprio spettacolo. Le stelle hanno accompagnato tanti momenti della mia vita, in particolare mi ricordo la prima volta che mi hanno spiegato le costellazioni, dopo un grande falò quando avevo tredici anni, una di quelle esperienze che rimangono scolpite nella memoria. Come indelebile è il ricordo del firmamento che si sposta sopra di me una notte passata sulla spiaggia. Ci sono luoghi in cui le stelle brillano di più, non so spiegare perché. Uno di questi è Corlo, dove c'è la mia casa di campagna. Lì il cielo stellato è sempre emozionante, in tutte le stagioni, ma a giugno succede qualcosa di meraviglioso. Quando si fa sera arrivano le lucciole, prima sono poche poi sempre più numerose. Appena ne scorgo una esco e vado verso i campi dove so che ne troverò tante. Una magia... perché dove finiscono le lucciole iniziano le stelle. Due incanti che si confondono e splendono nel buio. E io cado in estasi.
SOLO TRE PAROLE
- Stelle
- Lucciole
- Incanto