Poesie ispirate all'opera: "Macerie" di Leonardo Cravero Gonzàlez
I
Cecità del paesaggio spossato
da tanto tormento ove la vista
cede al passaggio di incisioni di luce.
II
Natano i vapori formando volute
di ideogrammi di atlantidee lingue
piramidi di vento e sfere di brina
informi geometrie, volanti evanescenze
permangono indelebili sui detriti
di babeliche strutture sparse
tra i sopravvissuti, vitali, ombrosi, alberi.
III
Flessibile il segno affligge
folate di forme che rapide mutano
nell'acuirsi di ciò che di quel poco
è rimasto: infranto remoto
ricordo di architetture armoniose
architravi luminose: subliminal
linguaggio di solidi equilibri
or ora sorretti dalla natura
che, madre, sempre si ritempra
per ritornare ad essere ogni volta,
incolume meta, la gioia
del virgulto che diviene cielo.