Quando sento le persone per telefono tutte mi fanno inevitabilmente la stessa domanda: "come va con i tre figli a casa?". Ecco mi sento di ringraziarli tutti e tre. Certo litigano, i gemelli sono a volte insopportabili, ma tutto sommato stanno dando prova di grande adattamento. Vittoria per prima. Non un lamento, non una risposta fuori posto, se non studia (avrebbe gli esami di terza media), mi aiuta. Oggi si è messa a fare i compiti sul balcone. Un'immagine che mi ha colpita. Osservo la sua solitudine e la sua meravigliosa treccia. Un po' più corta perché qualche giorno fa si è tagliata i capelli da sola. La guardo e mi chiedo quanto resisterà, cosa le lascerà dentro questa esperienza, come guarderà il mondo che verrà, cosa deciderà di fare al termine della quarantena, che tipo di futuro l'aspetta. La guardo e mi viene un po' di malinconia mista a tenerezza. La guardo e penso che è bellissima. Soprattutto dentro. Ogni tanto mi chiede come sto. Molto più spesso di quanto io lo chieda a lei. Mi guarda sospettosa, come se si aspettasse qualcosa che non sappiamo definire né io né lei. Finisce che ci abbracciamo e ci diciamo "ti voglio bene". Se c'è un senso, una morale, un risvolto costruttivo del virus, è questo: volersi bene, nonostante tutto.