INTERVISTA ESCLUSIVA PER SOLOMENTE A BRUNO PILZER
Bruno Pilzer, nuovo presidente dell’Istituto della Grappa del Trentino, nato a Faver, in Val di Cembra, dove dirige la distilleria di famiglia fondata nel 1957 (www.pilzer.it), che rappresenta una delle tradizioni distillatorie trentine con un’azienda tra le più antiche della provincia producendo grappe e il Gin Pilz, distribuiti in Italia da Rinaldi1957. Il Gin Pilz, realizzato con botaniche e bacche di ginepro dei boschi trentini ('Pilz' in tedesco significa 'fungo') e acqua delle Dolomiti, ha una gradazione 40%, al naso si presenta fine e profumatissimo e ben si combina in equilibrio con le 15, diverse, erbe naturali, spezie, piante, bucce e radici. Prodotto con alambicco discontinuo a bagnomaria alimentato a vapore, per un gin secco e deciso, ottimo da bere liscio, come le grappe prodotte dalla Pilzer. L'etichetta è dedicata allo sport del curling, dove per vincere servono preparazione, allenamento, passione, determinazione, ma anche un pizzico di fortuna.
SOLO TRE AGGETTIVI PER DESCRIVERE TE STESSO
E’ molto più semplice rispondere a domande tecniche, parlare di me non mi piace, eheheh. Desidero lavorare con calma e precisione, cosa difficile in questi tempi frenetici. Mi piace pensare a quello che faccio e inventare qualcosa di nuovo. Non sono mai contento del mio lavoro. Pretendo molto da chi mi segue sul lavoro e vorrei sempre vedere tutto a posto e perfettamente funzionante. Ma, lavorando con la Natura, questo non è assolutamente possibile, perché tempi di maturazione, tempi di fermentazione, tempi di macerazione e tempi di distillazione non sono mai gli stessi e devi cercare di capire come tutto evolve. E’ la parte più bella del mio lavoro e per fortuna tutto questo non funziona con e mail. Non mi ricordo dove, ma ho letto una frase che mi ha colpito molto: Dio ha inventato il tempo e nel farlo ne ha fatto tanto”. Tempo e pazienza è quello di cui io ho molto bisogno per lavorare bene e non mi piace la frenesia dei tempi moderni. Non mi piace rispondere a messaggini striminziti, ho bisogno di sentire la voce dall’altra parte del telefono. Ogni tanto penso di non essere adatto a questo mondo di mordi e fuggi.
Mio padre, nell’insegnarmi a distillare, mi ha sempre detto di non guardare l’orologio e a essere paziente e non capiva perché io volessi standardizzare, controllare, radiografare ogni operazione. Oggi, grazie alla tecnologia posso distillare con molta più precisone nei giusti tempi e nel rispetto della materia prima, mi piace prevedere quello che succede. Ho imparato a mie spese che è molto meglio prevenire che curare e, ogni tanto, ci riesco.
Mi piace provare a fare nuovi distillati, perfezionare quelli che ho già fatto, come ho già detto non sono mai contento. Per me la qualità è una cosa molto seria.
Apparentemente sono uno tranquillo, ma è solo apparenza e lo sa bene chi mi lavora a fianco, come mio fratello Ivano, al quale va il mio grande 'grazie' per l’infinita pazienza che ha nel sopportarmi.
IL SOLO EVENTO CHE TI HA CAMBIATO LA VITA
Non saprei, ma voglio distinguere la mia vita personale da quella lavorativa, la famiglia dal lavoro. Sul lavoro, infatti, mi sono sempre impegnato fin dal primo impiego e mi piacerebbe descrivere tutti i personaggi che si sono susseguiti nei vari impieghi: ognuno di loro mi ha insegnato e lasciato qualcosa di importante. Certo, per prima metterei mia madre, con la sua tenacia e forza, anche nei momenti più difficili della sua malattia. Mio padre, altrettanto duro sul lavoro, ma sempre nel modo giusto. Poi, altri personaggi che mi hanno dato tantissimo, li nomino solo per nome non vorrei fare torti a nessuno. Il prof. Giuseppe, grandissimo esperto di distillazione e di saggezza infinita, il prof. Attilio - memorabile un intero pomeriggio trascorso assieme a parlare della vita e delle viti. Il grande Piero, esperto in marketing, ma in realtà fonte inesauribile di cultura e umanità. Franco, che in una foresta sudafricana davanti a una bistecca mi ha detto 'ricordati bene che per adesso non sei nessuno, poi si vedrà'. Poteva sembrare un’offesa, in realtà era solo un invito a stare con i piedi per terra e in maniera umile alzare la testa, prendere coraggio. Forse è stato proprio in quella foresta che ho cambiato modo di affrontare il lavoro, o forse nei vari corsi, o quando un anziano degustatore di cognac mi ha detto che non capivo un cavolo. Quella lezione è servita moltissimo e dopo alcuni anni Filippo, grande sommelier, mi insegnato tantissimo nella degustazione, come hanno fatto i due Luigi. Non c’è un vero momento, sono convinto che tutti sono importanti. Certo, ci sono stati momenti lavorativi molto belli e altrettanti molto umilianti, tutto sommato è la vita descritta come la scala di un pollaio e non aggiungo altro...
Un evento della mia vita familiare? Semplicemente uno...mi ritengo molto, molto fortunato ad avere una moglie che ha cresciuto nel migliore dei modi i nostri due figli, governato una casa e tenuto a bada un “orso” Bruno quelle poche volte che era a casa, e tutto questo lavorando. Nostro figlio Andrea, laureato Ingegnere ricercatore in Tecnologie delle Comunicazioni e Chiara, laureata in Lingue. Stanno percorrendo percorsi di crescita lavorativa per ora diversi, poi si vedrà, intanto mi hanno dato tante belle incredibili soddisfazioni. Sono mia moglie e la mia famiglia a tenermi in piedi, altro che tante storie!
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