Quando incontrai Andrea, prima dell'epidemia, mi sono premurato di dirgli che ero impegnato a comporre “Poesie per l'Avatara”. Dopo un periodo di gestazione, come accade in natura, sono venute alla luce, nel tempo, queste tredici poesie che, posso dire, adesso fanno parte di un poemetto, ancora da omologare perché ancora non so se se ne aggiungeranno altre, anche se, ho potuto verificare, le coordinate matematiche dell'opera mi danno l'idea che sia un fatto compiuto.Ovvero: l’opera si muove su 808 sillabe, numero palindromo per eccellenza e che - a colpo d'occhio - mi reca stabilità; oserei dire un equilibrio di infiniti con al centro uno zero che tutto vuol dire ma anche nulla. Inoltre ho potuto verificare che il verso centrale del poemetto così suona: "all’alba delle milioni di ere", e questo mi suscita benessere ed equilibrio. Ma al di là di queste notizie assai personali e poetiche mi preme ricordare cosa si intende con il termine sanscrito "Avatara" (poi francesizzato e inglesizzato con la dicitura "Avatar"): "La discesa o incarnazione della divinità in questo mondo specialmente quando il caos e la prevaricazione tendono a prevalere e necessita un intervento divino dalle forme umane e tangibili a tutti per ristabilire il naturale equilibrio".
Da: "Poesie per l'Avatara"
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E cogli il divino nel tutto
nella perfezione dell’andare
senza preferire hai sciolto
le ali per volare senza limiti
nel qui e ora.
Composizione originale
di Claudio Monachesi
Roma, 13 luglio 2020
LA FOTO RAPPRESENTA L'AVATARA “RAMA”