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BORGHETTO PRENESTINO di Claudio Monachesi

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BORGHETTO PRENESTINO

A Maria e Renato, dove si conobbero...

E l'abitato si espanse dalla verde collinetta di Largo Preneste fing giù a villa Gordiani: piccole case fatte su misura in breve tempo dagli stessi occupatori sfrattati (perché omissionanti il regime interguerrico) da quartieri storici (alcuni da Trastevere) dove vivevano la loro faticosa ma gaia esistenza, e gettati da un camion sul prato collinare senza casa come cose senza nemmeno una sedia su cui sedersi o un bicchiere con cui dare da bere acqua ai propri figli e da soli, in principio (...Dio), si dovettero rivestire di tende per fingersi in casa. Altre, piccole case, meno umili, cresciute per lo più intorno alla chiesina, partorite dallo stato farcivano il tessuto dell'esteso Borghetto che, gemello ma meno grande, era anch'esso nato funghivoro nella zona di Tormarancia, al cospetto dell'attuale Regione Lazio: un insieme accozzagliato di simil case denominato crudelmente dagli abitanti limitrofi “Shangai”. In quelle viuzze, vieppiù non asfaltate del Borghetto, migliaia di anime si dimenavano, ognuna consapevole della propria povertà ma della dignità che affrancava la propria vita in vista di momenti migliori che il Fato non aveva loro ancora concesso. Intanto, in quella rete di stradine, tra gli odori della cena e delle stufe a legna, gli innamorati escogitavano con la scusa della spesa (ovvero il litro di latte) un rapido incontro, a un angolo, per elargirsi almeno un bacio.

Claudio Monachesi
Roma 28.1.2021

Solo una immagine "Borghetto prenestino"

 

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