Dalla rivoluzione francese del 1789 ha inizio la storia contemporanea. Dalla metà dell’800 e all’inizio del 900 si determina l’inizio di un’epocale trasformazione politica, economica e sociale dell’Europa. L’Italia, paese economicamente arretrato, prevalentemente agricolo con pochissime strutture industriali presenti nei settori tessile e alimentare. Anch’essa decollò, verso la nuova tendenza industriale, moderna e rivoluzionaria, contribuendo con scienziati, inventori, artisti, alle scoperte che trasformarono radicalmente la società del tempo, aprendo le porte e gettando le basi della modernità tecnologica e industriale in tutti i campi.
Il primo esempio fu la bicicletta. Nel lontano 1817 il barone tedesco Kari Von Drais progettò un veicolo con due ruote, chiamata, in Italia Draisina, dal nome del suo ideatore, il suo fine era quello di sostituire il cavallo. Dopo studi e modifiche la macchina in questione si trasformò in velocipede, una bici con la ruota anteriore altissima, il sellino sopra la ruota inferiore. La configurazione del nuovo mezzo di trasporto munito di pedali, manubrio (ricordava le redini) doveva ricalcare nella sua struttura la figura dell’equino. Alla fine dell’800, con cambiamenti tecnici e strutturali, si realizzò un modello simile all’attuale bicicletta, grazie all’impegno di due imprenditori inglesi, sicuri della riuscita della bontà del progetto, che fondarono una loro casa di costruzione, lavorando, modificando fin quando il modello venne reso utilizzabile e il mezzo appetibile e commerciabile. La bicicletta si diffuse per le sue caratteristiche molto velocemente, in primo tempo fu acquistata da nobili e signori, usata alla stregua di un giocattolo e un passatempo divertente, in seguito comprovata la sua utilità, i costi contenuti, la versatilità e la praticità del piccolo mezzo, esso si propagò in tutti i ceti sociali.
Il primo in assoluto ad aver concepito un’idea della bicicletta fu Leonardo da Vinci con un disegno a matita e carboncino del 1495 contenuto nel codice Atlantico.
La prima rivoluzione industriale la si deve all’Inghilterra, la nazione in questione possedeva tutti gli elementi per apportare cambiamenti a livello sociale e in particolar modo economico. Essa, infatti, possedeva nel suo ambito le caratteristiche necessarie per un radicale cambiamento mondiale, capitali da investire, materie prime da esportare, fonti energetiche, e la possibilità di soddisfare la richiesta di manufatti per la futura industria, vie efficienti di comunicazioni marittime e trasporti via terra, offerta di mano d’opera a bassissimo costo. Innovazioni tecnologiche realizzabili velocemente per poter permettere al progresso una produzione in larga scala di prodotti. Il commercio internazionale si sviluppò in maniera esponenziale creando mercati, fornendo e garantendo un rifornimento costante sicuro delle preziose materie prime. I promotori di tutto furono gli Inglesi, che possedevano e distribuirono con capacità, perizia e un’organizzazione ineccepibile, i loro prodotti in tutto il mondo.
L’Europa ne fu coinvolta, il primo Paese ad aderire alle moderne innovazioni fu il Belgio, seguirono la Francia, la Russia, infine l’Italia centro settentrionale e gli Stati Uniti. Le invenzioni e le scoperte furono numerose, rivoluzionando usi e costumi di intere popolazioni. Edison, nel 1872, brevettò il fonografo poi trasformato in grammofono e la lampadina. Il primo inventore della stessa fu l’inglese Wilson Swan che la brevettò nel 1878, ma nell’anno successivo Edison la modificò correggendo alcuni difetti che le fecero ottenere una luminosità costante e duratura. I fratelli francesi Lumiere inventarono il cinema. Negli anni tra il 1870 e il 1900 oltre all’apparizione della lampadina, fu messo in funzione l’ascensore elettrico, il motore a scoppio, i pneumatici, il treno, il grammofono, la macchina da scrivere, la bicicletta, il tram elettrico e l’automobile. In Italia nell’anno 1883 a Milano fu costruita la prima centrale elettrica. All’inizio del nuovo secolo nel 1903, due fratelli americani fecero sollevare da terra un mezzo più pesante dell’aria, diverso dall’aerostato: nel 1911 venne costruito il primo aereo, dai fratelli Wright, uno dei simboli del 900. Un’unione sempre più stretta tra scienziati di fama mondiale, chimici, fisici e ideatori di nuove tecnologie avanzate, permise la produzione e la commercializzazione di prodotti innovativi, frutto di invenzioni strabilianti che modificarono, sostituirono gli usi e le abitudini della maggior parte delle popolazioni. L’acciaio fu l’elemento base per la costruzioni di rotaie per il trasporto e costruzione di ferrovie. A.G. Bell nel 1876 costruì il telefono, già ideato da Antonio Meucci. Nel 1873 apparve il frigorifero, dopo un anno nel 1874 il ferro da stiro elettrico, la prima penna stilografica, la gomma da cancellare e la carta assorbente. Nel 1888, lo scozzese Dunlop, utilizzando il processo di vulcanizzazione del caucciù ottenne i pneumatici, di seguito vennero ideati i cuscinetti a sfera che consentirono la costruzione delle moderne biciclette. La fabbricazione della cellulosa permise la produzione della plastica. La dinamite fu un’ulteriore scoperta dell’epoca, opera inventata dallo svedese Nobel, usata a scopi bellici. La classe operaia era l’unica a soffrirne, in questo periodo d’oro, infatti, viveva in un contesto di sfruttamento sia fisico che economico, anche i bambini lavoravano nelle fabbriche, affamati, denutriti e sfruttati con gli stessi incarichi e ritmi degli adulti ma pagati ancor meno dei primi. Il basso costo della mano d’opera influiva positivamente sul costo finale del prodotto. Nei primi decenni del 1900, iniziarono le prime lotte sociali, le rivendicazioni, la questione del proletariato fu oggetto di dibattiti sociali e politici, non certo cambiò le condizioni di sfruttamento nell’immediato, ma si aprì un dialogo al fine di migliorare le condizioni d’impiego degli operai. E’ famosa la frase di Alessandro Manzoni: “non sempre quello che viene dopo è progresso”.