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"QUANDO GLI ALIENI RAPIVANO LE MUCCHE" di Fabrizio Tavernelli (Oligo Editore)

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Esce per Oligo Editore "Quando gli alieni rapivano le mucche" di Fabrizio Tavernelli. Un romanzo/metafora sulle derive del presente.

il libro

Uno sguardo allucinato su una Provincia in declino. Un cammino iniziatico e visionario che dà vita a una nuova forma di fantascienza. L’io narrante viaggia stando fermo, in uno spazio interstellare fatto di costruzioni postmoderne, consorzi agrari, rustici in rovina e figure aliene. Citazioni letterarie raffinate si fondono con immaginari della cultura pop e underground, ma anche con il sapore naïf della grande pianura. Non senza un umorismo dal retrogusto tragico, scopriremo quanto possa essere alienante un paesaggio di solito rassicurante, a cui occhi nuovi e liberi assegnano nuovi codici e nuovi significati.

"In fondo ho sempre osservato le mutazioni del territorio attraverso le visioni della fantascienza. Prima la mia cameretta era piena di ritagli di giornale che documentavano avvistamenti UFO, oggi vedo atterrare dal nulla solidi, parallelepipedi, monoliti che si materializzano nelle campagne. Hub di logistica completamente robotizzati, nessun umano intorno, soltanto fantasmi di animali selvatici" (Fabrizio Tavernelli)

l'Incipit

Il mio primo quartier generale di organizzazione di difesa dagli alieni (S.H.A.D.O.) era situato in una fredda cameretta al secondo piano di un caseificio dove abitavo e dove lavoravano i miei genitori. Il caseificio era piantato in una desolata campagna nella frazione di Marzano. Ci ho costruito una “narrazione” come si dice oggi, bastava aggiungere una “i” e l’avamposto terrestre si tramutava in Marziano. Ecco io abitavo a Marziano e questo legittimava l’intenso traffico extraterrestre e una attrattiva per visite, apparizioni, sbarchi e rotte galattiche. Un po’ di tecnologia era arrivata anche in quel casello dove i contadini ancora portavano il latte all’alba : il prete per scaldare il letto era ora elettrico, mia madre poteva farmi il bagnetto dentro una mastella nella sala caldaie, il parmigiano reggiano era però rigorosamente prodotto da strumenti e tecniche manuali e l’arte casearia era ancora lontana dall’apporto di macchine meccanotroniche. C’era però un apparecchio che con la sua comparsa aveva cominciato a comunicare agli abitanti della terra, un mezzo, un medium che avrebbe cambiato, ispirato, plasmato la cultura, gli stili, le visioni: la televisione. Onde che viaggiavano nell’etere, antenne di ricezione sui tetti di case coloniche, immagini e voci che uscivano dal tubo catodico per essere irradiate e raggiungere il nostro sistema neuronale. Da quello schermo si materializzava il mio immaginario, i raggi deviati da un campo elettromagnetico proiettati contro lo schermo al fosforo diventavano figure fluorescenti così come la campagna intorno che improvvisamente trasfigurava in un pianeta sconosciuto, selvaggio, popolato da creature non umane.

l'autore

FABRIZIO TAVERNELLI è nato nel 1965. Emiliano, è cantautore e produttore musicale attivo nella scena underground dagli anni ’80. Ha inciso, tra le altre, per le etichette “Dischi del mulo” (degli ex CCCP e CSI Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni), “Sugar” (Caterina Caselli). Agitatore culturale, negli anni ’90 pubblicava la fanzine “Nomade Psichico”.

la copertina

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