"Viaggio al Monte Analogo - Monte Cocuzzo. La montagna-arca" di Mauro Francesco Minervino per Oligo
Oligo Editore presenta "Viaggio al Monte Analogo - Monte Cocuzzo. La montagna-arca", il racconto reportage di Mauro Francesco Minervino!
il libro
Monte Cocuzzo è un picco di rocce dolomitiche elevatosi in tempi remoti di fronte alle Eolie, sulle sponde tirreniche del mare dell’Odissea. Questa stupefacente formazione geologica dell’appennino calabrese si staglia sull’orizzonte come una grande piramide, con forme e suggestioni analoghe alla montagna Sainte-Victoire amata da Cézanne, con cui condivide aspetto magnetico, superstizioni e leggende magiche e fatalità. Intorno al Cocuzzo si apre un territorio aspro e suggestivo, attraversato da corsi d’acqua e costellato da villaggi abbandonati sorti su un’antica strada carovaniera, che congiungeva la mitica Pandosia al porto tirrenico di Temesa, la polis greca ricordata da Omero nell’Odissea. Cocuzzo è dunque una grande montagna-arca: una presenza potente accompagnata da miti, un luogo di superstizioni, narrazioni letterarie ed etnografiche che, insieme alle bellezze naturali, ne fanno ancora oggi un’eccezione ambientale, storica e antropologica.
«Cocuzzo è un nome nobile e antico a dispetto della sua comica e un po’ bambinesca cacofonia dialettale. Viene da lontano: dal latino Cacutium, che a sua volta deriva dal greco κακός κύτος, cioè pietra cattiva; cava o cavità malvagia, che deriva a sua volta dalla medesima e più remota radice sanscrita che è di Cauchos, come Caucaso, montagna scavata, cavernosa, alterata, guasta, selvaggia. Le testimonianze storiche, le particolarità ambientali, i miti e le leggende che vi nacquero, il paesaggio vastissimo e abbacinante che si apre dalla cima di monte Cocuzzo, non lasciano indifferente lo sguardo; non lasciarono indifferenti viaggiatori, naturalisti, geografi, folkloristi e narratori che nel corso dei secoli ne raccontarono le meraviglie. Il Cocuzzo, con le sue selve un tempo fittissime e intricate e il suo carattere oscuramente panico, non fu guardato sempre con incanto e timore e mai considerato un luogo domestico, rassicurante. Lo fa capire lo stesso nome, che deriverebbe dal greco kakos kytos, pietra cattiva. »
l'autore
MAURO FRANCESCO MINERVINO è professore di Antropologia Culturale ed Etnologia. Tra i suoi libri ricordiamo La Calabria brucia (Ediesse, Roma 2008, Premio Internazionale Fondazione Carime per la Cultura Euromediterranea 2009), Statale 18 (Fandango, Roma 2011). Stradario di uno spaesato (Melville, Pisa 2017). Ha tradotto e curato il volume di George Gissing, Verso il Mar Ionio. Il Sud di un vittoriano (Exòrma, Roma 2023). Ha vinto il Premio Internazionale di Filosofia Karl-Otto Apel (2014) e il Premio Nazionale Umberto Zanotti Bianco – Italia Nostra (2022). È autore di programmi per Rai Radio3, Rai-Libro e Rai Educational, come 42° parallelo – Leggere il ’900, Babele-Magazine e Le Meraviglie. Dal 2004 collabora alla redazione della rivista “Nuovi Argomenti” e dal 2022 è editorialista del “Corriere della Sera” - corriere.it, su cui tiene la rubrica di commenti antropologici e approfondimenti culturali Minimi Tropici.
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