Lorenzo de’ Medici Press presenta "Verso l’India. 1879" di Isabel Burton con la traduzione di Simona Bauzullo.
Il viaggio di Isabel Burton dall’Inghilterra - attraverso l’Europa e l’Italia - verso l’India. Una donna dell'età vittoriana che osserva con attenzione e spirito critico la realtà che la circonda.
il libro
Per la prima volta in italiano, il diario di viaggio scritto da Isabel Burton nel viaggio compiuto assieme al marito, il celebre esploratore Richard Francis Burton, verso l’India. Un viaggio che è scoperta e osservazione, con la prosa avvincente di una donna dell’età vittoriana che osserva con attenzione e sagacia la realtà che la circonda. Durante tutta la narrazione, Isabel Burton appare libera anche nel linguaggio: il registro che adopera convoglia ogni stile di spontaneità ed è del tutto affine a una conversazione vis-à-vis tra persone comuni. La stesura del racconto non mira alla bellezza o al classicismo letterario, bensì all’immediatezza con cui intende fornire dati al lettore e lasciare che assorba i suoni, i profumi e l’atmosfera che vengono descritti in pagina nella maniera più diretta e concisa possibile.
Oltre agli aspetti pittoreschi e affascinanti del viaggio che attraversa Europa, Egitto e Arabia, il diario di Isabel Burton descrive a lungo anche il nord dell’Italia: Milano, Trieste e Venezia, osservate in un momento cruciale della storia italiana, a pochi anni dalla raggiunta unità nazionale. Messa in ombra dalla fama del marito, scopritore delle sorgenti del Nilo, Isabel Burton visse con lui per diversi anni a Trieste e, sempre insieme a lui, tradusse in inglese per la prima volta Le mille e una notte.
«Nonostante tra gli anni ’30 e ’40 dell’Ottocento l’Inghilterra contasse un numero di cittadine di sesso femminile elevato e decisamente superiore a quello degli uomini, la maggior parte delle discipline erano rappresentate e destinate esclusivamente a questi ultimi e al contrario venivano precluse alle donne. La disparita di genere emerge in maniera piuttosto evidente in ogni ambito, incluso quello letterario, che vede le donne costrette a seguire la strada della rinuncia all’istruzione oppure a quella di mettere in pratica le proprie conoscenze attraverso la pubblicazione sui periodicals in forma anonima, senza ricevere cosi alcun credito. In alternativa, un coniuge appartenente a un particolare ceto o inserito in una disciplina scientifica rappresentava una vera e propria opportunità professionale per far fruttare l’ambizione di una donna che altresì non avrebbe avuto modo di realizzarsi nel concreto. Proprio in questo periodo storico, infatti, vengono pubblicati in maniera sempre più frequente volumi scritti “a due mani”, ovvero da uomini e donne, generalmente uniti in matrimonio. Isabel Burton aderisce parzialmente a questo nuovo iter letterario producendo testi scritti in maniera autonoma, ma revisionati o arricchiti dal marito. Tuttavia questa collaborazione attiva svanisce gradualmente, lasciando spazio e autonomia di scrittura all’autrice, la quale non manca in alcun modo di riportare in pagina lodi e storie riguardanti suo marito. Le opere letterarie prodotte dai coniugi in maniera individuale contengono infatti molti riferimenti reciproci e svelano l’autenticità del legame che li unisce, non solo per l’aspetto burocraticamente coniugale, ma relativo all’essenza più profonda delle loro anime. Sin dall’inizio della loro relazione, infatti, l’appartenenza alla dottrina anglicana di Burton lo poneva in una posizione più che scomoda per la famiglia cattolica Arundell, più che mai restia ad accettare una qualsiasi unione tra lui e Isabel. Il carattere determinato e audace di entrambi permise loro di superare ogni barriera sociale, religiosa o d’onore, guidandoli verso una cerimonia clandestina che li rese sposi e complici per la vita che condussero nel rispetto e nella stima reciproci. Pertanto, sin dagli esordi, Isabel e Richard Burton rivelano la loro singolarità come nucleo coniugale, ma anche dal punto di vista individuale. Decidendo di intraprendere una vita insieme a Richard, Isabel sceglie contemporaneamente di essere una fedele compagna di viaggio, pronta ad affrontare esplorazioni oltremare accuratamente dettagliate e destinate a un pubblico di lettori, orgogliosamente riportate in forma scritta solo ed esclusivamente da se stessa. Di queste esplorazioni fa parte anche quella descritta nelle pagine che seguono, avvenuta nel 1875 a fianco del suo fedele compagno di vita. Il viaggio in Arabia, Egitto e India fa crescere nell’autrice una nuova sensazione di meraviglia, che viene accuratamente riportata con tutti i suoni, i profumi, gli usi e i costumi che rivelano nuove identità e realtà, in alcuni punti del tutto estranee a quelle che erano le convenzioni sociali del XIX secolo. La novella esploratrice si inserisce all’interno del racconto in maniera concreta e descrive spesso di aver affrontato alcuni spostamenti da sola, mentre il marito era impegnato in altre attività legate a impegni di stampo intellettuale» (dall’introduzione di Simona Bauzullo).
l'autrice
Isabel Burton (1831-1896) sposò in giovane età l’esploratore Richard Francis Burton, suscitando polemiche per essere, lei cattolica, sposata a un anglicano. Ma la scelta fuori dagli schemi fu solo il via per una vita in cui, per Isabel Burton, superare i confini divenne una precisa impostazione di vita. Assieme al marito viaggiò in gran parte dell’Impero britannico, scoprendo mete come l’Arabia e l’India che ben di rado le donne della sua epoca potevano visitare. Nel 1875 pubblicò Inner Life of Syria, Palestine, and the Holy Land e nel 1879 seguì il racconto di viaggi Arabia, Egypt, India.