"Sono un architetto, laureata alla facoltà di Architettura della Sapienza a Roma, per caso ho iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo, le mie aspettative erano diverse, avrei voluto fare la veterinaria e la scelta di studiare architettura è stata quasi obbligata. Mi sono resa conto che anche in questo ambito avevo la stoffa e ho lavorato sempre nello spettacolo, nella realizzazione delle costruzioni delle scenografie. Lo scenografo immagina e io faccio il lavoro di trasformare le immagini in realtà. Ho insegnato all'università per un periodo e quello che dico sempre io agli scenografi 'voi non vi rendete conto di cosa significa lavorare su una linea che voi mettete su un foglio'. Ho iniziato con le opere liriche, poi il teatro di prosa e dal 1999 lavoro qui a Cinecittà dove sono vice responsabile della costruzione scene, a breve dovrei diventare responsabile e sarei la prima donna a ricoprire questo ruolo. Il lavoro che svolgo è prettamente maschile, le donne si trovano come scenografe o assistenti scenografe, io gestisco il cantiere, decido quanto costa fare una cosa, quante persone ci vogliono, che tipo di materiali dobbiamo usare, che tipo di strategia costruttiva. Insomma è un lavoro che finora era appannaggio degli uomini. Per quanto riguarda la mia vita privata sono amante degli animali, a favore delle battaglie per l'ambiente (ad esempio in Sabina dove abito volevano fare una centrale di biometano su 10 ettari di terreno e mi sono opposta in prima persona) e soprattutto ho a cuore il discorso del rispetto, rispetto per i più deboli: bambini, anziani, animali, natura. Stiamo perdendo tanti valori e anche sul lavoro cerco di essere sempre una persona corretta e rispettosa di tutti, di chi fa il lavoro più umile, anche chi spazza per terra ha un suo valore perché comunque fa parte di una catena di produzione". Abbiamo incontrato Simona Balducci in occasione della mostra permanente "Felliniana – Ferretti sogna Fellini". Il 20 gennaio 2020 Federico Fellini – il più noto dei residenti di quella che per lui era la città ideale, Cinecittà – ha festeggiato 100 anni. E Cinecittà non poteva non presentargli un regalo, fisico e immaginario, come è nello stile del Maestro. Per lui, e per tutti i suoi spettatori. Felliniana – Ferretti sogna Fellini, è il titolo della Mostra-installazione, a carattere permanente, aperta al pubblico dal 1 febbraio 2020, negli Studi di Cinecittà, all’interno della storica ‘Palazzina Fellini’. L’opera porta la firma di Dante Ferretti, lo scenografo premio Oscar® che per Fellini è stato uno dei magici artefici delle sue visioni, un artista-artigiano capace di dare corpo ai suoi sogni, e da Francesca Lo Schiavo, sodale di vita e lavoro di Ferretti, scenografa e set decorator premio Oscar® di fama internazionale. La mostra è una vera e propria immersione nell’immaginario felliniano, oltre che il racconto onirico e suggestivo di un sodalizio artistico e di un’amicizia. Un incontro, tra Federico e ‘Dantino’ nato sul set del Satyricon nel 1969, e una collaborazione diretta avviata con La città delle donne, cui seguono titoli indimenticabili: Prova d’orchestra, 1978; E la nave va, 1983; Ginger e Fred, 1986; La voce della luna, 1990. La meravigliosa maturità del genio riminese. Felliniana, prodotta e promossa da Istituto Luce-Cinecittà, è una piccola città dentro Cinecittà, spazio fisico e di sogno che in un percorso raccolto contiene luoghi, segni, suggestioni dell’intero universo felliniano, al modo delle ‘camere delle meraviglie’ rinascimentali. La mostra si snoda in tre ambienti principali, tre tappe di un viaggio insieme al regista in luoghi elettivi della sua ispirazione. Simona Balducci ha realizzato la parte scenografica della mostra e, oltre a rispondere alle nostre tre domande, ci ha raccontato che: "Lavorare dietro le quinte è diverso da quello che si vede nel finale, ci sono stati una serie di imprevisti come ad esempio verificare che rispetto al progetto le misure erano diverse quindi abbiamo dovuto riadattare le cose, ri-progettarle, inventarci per ogni elemento il modo di realizzarlo, ad esempio la carta da parati che si vede nella stanza "del desiderio", è stata rifatta in elaborazione grafica, in realtà non è una carta da parati ma una stampa, stesso discorso per le locandine. La cosa più impegnativa non tanto per noi ma per lo scultore, è stato interpretare i disegni delle figure ma anche delle appliques, dai disegni sono stati ricavati prima i modelli e poi le forme, dalle forme gli elementi. Per ogni elemento c'è un grande studio dietro che nel prodotto finale neanche si vede. La cosa più divertente è stata riuscire a far entrare la macchina, non è stata smontata ma sono state tolte solamente le ruote, è stata messa in verticale sui rulli con tutte le persone che la spingevano ed è passata per un centimetro dentro la porta."
SOLO TRE DOMANDE
- Mi descrivo con solo tre aggettivi
- Professionale
- Entusiasta
- Comunicativa
- Il solo evento che mi ha cambiato la vita
- Venire a lavorare a Cinecittà.
- Solo un link socialmente utile