Benedicta Froelich (nom de plume di Benedicta Cagnone), classe 1981, è nata a Milano, ma fin da bambina si è votata anima e corpo al mondo di lingua inglese, emigrando in Scozia per diplomarsi in storia anglosassone e divenire un’esperta in lingua, letteratura e cultura inglesi e americane. La sua passione sono sempre stati i cosiddetti ‘trapassati’, ovvero personaggi realmente esistiti, appartenenti al passato storico, dei quali studia nei minimi particolari le vite tramite un’opera di documentazione attenta quanto capillare — concentrandosi soprattutto sul loro vissuto umano e sull’interpretazione della loro natura e psicologia. Dopo aver esordito scrivendo libri per l’infanzia, Benedicta ha infatti coniato il termine ‘biografia emotiva’ per definire il processo di ricostruzione del paesaggio interiore di questi personaggi spesso controversi; il suo fine è quello di creare un vero e proprio ‘ponte’ tra la propria esperienza e quella delle figure di cui scrive — andando così a ricostruire il loro percorso esistenziale ed evitando nel contempo la facile trappola del giudizio ‘a posteriori’.
Questo è il principio su cui si basa il romanzo più conosciuto della Froelich, ‘Nella sua quiete’ (NEM, 2014), vincitore dell’edizione 2013 del premio Guido Morselli e incentrato sulla figura misteriosa quanto suggestiva di T. E. Lawrence (‘Lawrence d’Arabia’); il medesimo approccio era già stato impiegato dall’autrice nei lavori dedicati al Principe Charles Edward Stuart e alla figura di James Boswell, biografo settecentesco al quale ha dedicato una commedia teatrale (‘Al signor Boswell, biografo’).
Oltre che scrittrice, Benedicta Froelich è anche interprete e traduttrice di romanzi, poesie e saggi, e curatrice delle edizioni italiane di opere della tradizione anglosassone: la più recente pubblicazione da lei curata è Like English Gentlemen (La Finestra Editrice, 2017), testo poco conosciuto di J.M. Barrie dedicato alla spedizione polare dell’amico Robert Falcon Scott. L’impresa di Scott è anche l’argomento del suo ultimo romanzo, ‘L’indicibile inverno’ (Oltre Edizioni, 2020), che parte proprio dalla tragica vicenda antartica per narrare dello strano legame tra Frida, trentenne italiana affetta da disagio psichico, e l’aristocratico britannico Apsley Cherry-Garrard, esploratore vissuto un secolo prima di lei. Il libro indaga il potere terapeutico della parola e delle grandi storie, nonché la capacità di redenzione donata dalla letteratura, mostrando come una particolare forma di ‘transfert’ — basato su di un vissuto e una sensibilità comuni, e su una forma condivisa di dolorosa estraneità al mondo — possa rivelarsi salvifico, anche più di qualsiasi esperienza tangibile; proprio come accaduto per l’autrice stessa nell’arco della sua vita ed esperienza artistica.
- Mi descrivo con solo tre aggettivi
Ipersensibile, appassionata, fedele
- Il solo evento che mi ha cambiato la vita
La corrispondenza epistolare con un coetaneo americano, caro ‘amico di penna’ poi divenuto il mio fidanzato
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