Solo Eventi

"Paradigmi di relazionalità sostanziale" Giovanna Giulia Simeoni dal 16 al 30 aprile a Canale Monterano

• Bookmarks: 15

 

LAccademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, in convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, accreditata dalla Regione Lazio, iscritta all’albo di Roma Capitale e del Comune di Canale Monterano, presidente fondatrice la prof.ssa Fulvia Minetti, vicepresidente il dott. Renato Rocchi, direttore artistico Antonino Bumbica, inaugura la mostra "Paradigmi di relazionalità sostanziale" di Giovanna Giulia Simeoni alla Galleria Accademica d’Arte Contemporanea della Città d’Arte Canale Monterano di Roma in Corso della Repubblica n.50 il 16 aprile 2022 alle ore 19.00, con il JazzLight Trio Paffi-Consaga-Dodaro, aperta al pubblico fino al 30 aprile 2022 ore 17-19 con ingresso gratuito.

le note di Giovanna Giulia Simeoni

"Le mie opere sono i miei taccuini di viaggio. Sono anche la sintesi di scambi interdisciplinari con amici, colleghi e sconosciuti. Il mio lavoro mi ha permesso di conoscere altre culture e guardare la mia quotidianità sotto nuovi punti di vista. Affido all’arte tutto ciò che è umano ma non è razionale, che qualcuno nel mio percorso mi ha donato e che penso possa essere utile a qualcun altro."

l'artista

Giovanna Giulia Simeoni è nata a Verona nel 1981, ha conseguito il Diploma di maturità classica a Verona, la Laurea in Fisica all’Università di Trento, il Dottorato di ricerca in Fisica all’Università “La Sapienza” di Roma. Accanto ad una carriera accademica internazionale in diversi istituti europei – ricerca, didattica e giornalismo scientifico – porta avanti progressivamente studi e progetti artistico-letterari. Ella ha contribuito allo sviluppo della fisica contemporanea sia a livello tecnico che teorico, nei settori della geofisica, dell’oceanografia, delle energie rinnovabili e delle esplorazioni aerospaziali e i contenuti di alcune pubblicazioni scientifiche sono comparsi in traduzione sulla stampa nazionale italiana Sole 24 Ore.

Ella ha acquisito il Diploma privato di pittrice figurativa classica ed illustratrice alla Scuola d’arte Akthof, a Monaco di Baviera, ivi allieva del pittore americano Benjy Barnhart, dell’illustratrice e scultrice tedesco-americana Anette Bley, delle pittrici ucraine Elina Deberdeeva e Svetlana Naboka; un apprendistato di tecniche di grafica tradizionale - incisione su metallo e litografia - presso l’incisore boemo Wolfgang Barth a Monaco di Baviera e l’incisore tedesco Eberhard Hartwig a Berlino; l’apprendistato di bassorilievo e scultura presso la scultrice russa Esther Pschibul e la scultrice tedesca Beate Schubert.

Ella ha frequentato i laboratori formativi di regia cinematografica presso la Münchner Filmwerkstatt e la London Film School e i laboratori formativi di sceneggiatura e narrazione presso l’Atelier “Les Mots” a Parigi e la Scuola Holden a Torino e i laboratori formativi di drammaturgia teatrale presso la Civica Scuola “Paolo Grassi” di Milano.

Attualmente ella è membro del collettivo artistico WerkStetten, situato nella periferia di Monaco di Baviera nei pressi di Dachau. Il collettivo artistico, composto da pittori, scultori, architetti, ingegneri e fisici, ha preso in gestione una vecchia falegnameria, già monumento industriale del 1800, l’ha riqualificato come polo culturale e sta risanando la memoria storica del luogo facendo rifiorire la zona con il dono della creazione artistica dei singoli membri. Nel 2020 realizza una installazione artistico-letteraria come evento collaterale del Festivaletteratura a Mantova e la mostra personale “Punto. Volume. Massa.” presso il museo diocesano “Francesco Gonzaga”, corredata anche di testi dedicati agli ipovedenti, per permettere a tutti di tornare a vivere gli spazi pubblici come risorsa culturale. Nel 2021 ella riceve la menzione speciale della critica al festival internazionale di arte contemporanea DeSidera di Trieste con esposizione e il trofeo argenteo brunito “Apollo Dionisiaco” conferito dall’Accademia Internazionale di Significazione Poesia ed Arte contemporanea a Roma con critica in semiotica estetica dell’opera artistica e pubblicazione permanente nella Mostra Accademica dell’Arte Contemporanea online.

le note  della Presidente Fondatrice Prof.ssa Fulvia Minetti

Sommesse e chiaroscurali le opere della Simeoni approssimano al luogo bidimensionale e sussurrano che questo è il luogo primario della verità. La terza dimensione, infatti, abitua invece al distacco oggettuale dall’alterità, alla separazione dell’unità originaria nel dualismo di uomo e di mondo. Così l’artista richiama ad una condizione originaria rimossa, ad un supporto del continuum essente, alla configurazione di uno spazio franco e transizionale, all’arte immemoriale di una ricongiunzione. È un viaggio etico di conoscenza e di riconoscimento, lungo un percorso dialettico dall’ombra alla luce, a ricreare una profondità sintetica, che non infranga la coesione di senso fra le cose.

L’incisione della Simeoni “Relatività classica - Orror del vano di un polveroso croco” è la visione proiettiva che figura la scotomizzazione della vacuità inconoscibile dell’inconscio, per mezzo di alcuni degeneri sviluppi segnici della coscienza. Gli opposti di relatività e classicismo si fondono nella proposta dell’artista: classico è essenza universale e archetipica, che parla con voce inestinguibile e al contempo ciò che è capace di acquisire un presente sempre nuovo, in relazione al riferimento interpretante. In fisica il vuoto non esiste: il vuoto dei luoghi, in ogni tempo, è proiezione del vissuto di abbandono relazionale, complesso di Krókos, che tenta un adattamento disfunzionale di riempimento, nella moltiplicazione ossessiva, compulsiva e sterile di nevrotici e gravi pensieri, di “qualche storta sillaba e secca come un ramo” montaliano, prodotto di una coscienza monadica e mendace.

L’incipit del percorso artistico della Simeoni è proprio la consapevolezza della falsa coscienza dell’abitudine che rivoluziona il vecchio assunto socratico del “sapere di non sapere” nel monito nei confronti del costitutivo “non sapere di sapere” che riflette sull’uso inconsapevole ed acritico di solidi abiti culturali che condizionano la visione di sé, dell’altro e del mondo.

L’artista riparte così dalla stoffa dei sogni, ovvero dal sostrato inconscio collettivo che accomuna oltre ogni differenza e cultura, che ricuce le distinzioni con il filo di un senso universale, perché l’abito mentale della semiotica peirceana, che dà forma e orienta le nostre prospettive, il comportamento cognitivo e pratico dell’essere umano, sia nuova luce, sia nuova emersione a coscienza, aperta modificazione di una vecchia coscienza personale e sociale. Ogni regola d’azione deve trovare il suo paradosso e il suo paradigma di riformulazione. L’etica, dal sanscrito svadha è il modo di porsi al mondo, la costruzione di un comportamento agente e non agito, cioè che comprende lo stacco della soglia di istituzione di una regola, che rifigura oggetti e significati relativi, che osserva il transito della significazione.

Lo sguardo di ricerca veritativa dell’artista si sospinge indietro a riscoprire finanche il legame fra ontogenesi e ricapitolazione filogenetica, ad aprire le immagini metaindividuali dello sviluppo della specie umana. Prima di ogni espressione cognitiva è la dimensione emotiva della sincronia, della sintonia, della sinfonia di una continuità plurale incosciente dell’essersi, che precede la coappartenenza cosciente della distinzione identitaria. Ogni essere viene alla luce dall’ombra di gestazione della vita universale nel valore di un’unicità, che opera alla presentificazione di una verità comune e condivisa. È questo l’invito rivolto all’uomo da parte dell’artista, a superare i propri confini identitari alla natura. In una filosofia etologica l’uomo riscopre la solidarietà, che è letteralmente il luogo umano della solidità, che rende l’io vincolato all’altro per la forma integra e unitaria del se stesso. Il corpo sociale si costituisce della salda coesione di ogni singolo elemento necessario in solidum, come forme istantanee di un tempo unico che crea la composizione armonica del riconoscimento mutuale, suggellata da un dono di riconoscenza.

La città per l’artista può rappresentare la metafora di una dialettica umana fra apparenza e verità. L’uomo è aduso a seppellire l’ombra dell’inconscio, per un cammino inflattivo verso la luce. Ma la risoluzione è breve, presto il rimosso rivendica l’emersione, che mostri la rea verità del volto, dietro il bistro della maschera.

I monocromatismi sono densi d’indistinzione poetica, come “L’ora verde” che annienta ogni riferimento storico alla dipendenza artificiale e mesce forse il blu della notte al giallo delle prime luci a cercare la complicità direzionante del silenzio naturale che precede le parole, il corpo unico dell’operosa volontà di vita delle donne, che osserva una nuova cosmogonia del giorno.

Come in “Ode a un usignolo” è la rinascita musicale di un nuovo giorno armonico, dopo l’eden notturno che annulla ogni differenza di ceto.

Gli occhi della rinascita per l’artista sono occhi di donna, fino ad interrogare la veste araba, che, come un’anfora, risuona dell’ascosta e stessa acqua genitrice di segrete verità, ancora oggi come ieri, non riconosciute. La centralità per l’artista non è l’identità bensì la differenza, in questa rivoluzione copernicana del punto di vista la Simeoni avvalora la dimensione relazionale della stessa sostanza dell’essere, aprendosi ad un etico divenire veritativo. L’arte è alterità e rinascita: l’alterità è il luogo di rifigurazione protagonistica di sé e della propria vita.

L’artista invita la donna all’ascolto e al rispetto del valore della sua unità psicofisica, che rinsalda la divisione e combatte il progetto platonico che mira a cancellare il desiderio per le cose in sé: ogni istante ed ogni cosa è desiderio poiché segno: le cose in sé non sono che un falso costrutto operato a partire dal transfert oggettivante della pratica di parola.

La Simeoni presenta l’esperienza artistica come espressione dell’esistenza e per questo la pone altresì in relazione al nesso gadameriano di verità-situazione, che la manifesta finanche nel profilo della sua debolezza legata alle metamorfosi di senso connesse al variare dei contesti, dei fruitori, delle epoche; lo sguardo dell’artista si apre alla storicizzazione della verità, a negare un’asserzione assoluta, per una libera interrogazione situata.

Il viaggio ctonio introspettivo dell’artista, che compie un descensus ad inferos al luogo precategoriale e preriflessivo archetipico dell’ombra è il cammino individuativo di un’iniziazione rituale. I paesaggi criptici dell’ombra trattengono alla nigredo, ai neri della morte iniziale, che l’artista affronta e supera nella dimensione di sacrificio e di liberazione. La soglia dell’umano è fra segno e senso e celebra una ripetizione analogica dell’origine, che è l’origine stessa, così la donna è agnello che vince la morte e diviene segno del suo progetto divino: superamento di sé alla verità stessa.

Non v’è nulla di più vivo e totalizzante delle nature morte della Simeoni che rifondono le forme statiche all’energia dinamica delle materie prime elementari, nella liquidità dell’azzurro, nel risveglio planetario di un ortaggio, nell’igneo athanor grembale di una melagrana.

Il “Fiat lux” che inscena donne e filo elettrico è una rivisitazione mitopoietica di divine Vestali, Moire e Grazie che eleva il filo a metafora del corso della vita e ove le opposte funzioni, di dispensazione di grazia benefica e di fatale vaticinio, si congiungono, a presiedere al protagonismo della forza femminile della vita, quanto al destino inesorabile a vanire nel grembo femminile della natura, nell’atto estremo di ricongiungimento del tutto.

Il trionfale rovesciamento artistico dell’orienza dell’Afrodite Cnidia ad opera della Simeoni trasforma la verecondia che la donna rivolge alla dimensione sociale dell’alterità osservante in una fierezza impavida di superamento alla ricerca di se stessa, per naturale reintegrazione dell’ombra alla luce, della nerezza dei luoghi ignoti e proibiti dell’inconscio al lucore identitario della propria coscienza.

Presidente Fondatrice Prof.ssa Fulvia Minetti

per saperne di più

https://www.accademiapoesiarte.com/mostra-giovanna-giulia-simeoni

il video della mostra

solo due immagini

15 recommended