Solo Menti

Gianni De Feo

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Gianni De Feo, attore, cantante e regista, inizia la sua formazione professionale nel 1975 a Roma dove studia tecniche vocali, recitazione e dizione con Alba Maria Setaccioli, insegnante all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Studia presso l’MTM (mimo-teatro-movimento) sulla direzione di Lydia Biondi. Successivamente, a Parigi, approfondisce le tecniche del movimento e del mimo con Jacques Lecoq, studia canto alla Schola Cantorum e segue un seminario sul teatro di Peter Brook con JeanPaul Denizon.

In teatro è diretto, tra gli altri, da Mario Ricci, Sylvano Bussotti, Werner Schroeter, Roberto De Simone, Mario Scaccia, Lindsay Kemp, Tato Russo, Maurizio Scaparro, Dacia Maraini, Antonio Salines. Debutta nel genere varietà e café-chantant diretto da Michael Aspinall e da Paola Borboni, poi da Romolo Siena e da Fiorenzo Fiorentini. Tra i ruoli di genere sperimentale è Oreste ne Il ritorno di Oreste dall’Orestea di Eschilo, diretto da Mario Ricci. Tra gli altri ruoli principali interpreta Giacomo Leopardi, Marcel Proust, Jean Cocteau, Alfred Jarry, Il Marchese De Sade, Amedeo Modigliani, Oscar Wilde.

Collabora per alcuni anni con il Teatro Bellini di Napoli prendendo parte agli spettacoli L’Opera da tre soldi di Bertolt Brecht nel ruolo del Cantastorie, e Amleto di William Shakespeare nel ruolo di Rosencratz, a cura di Tato Russo (1996/1999). Con la regia di Roberto De Simone prende parte a una delle ultime versioni de La Gatta Cenerentola in tournée estera, tra cui Londra, Parigi e Barcellona (1999/2000). Ancora diretto da Roberto De Simone sarà uno dei protagonisti de L’Opera buffa del Giovedì Santo, interpretando il personaggio di Eleonora Pimentel Fonseca (2000/2002). Con la regia di Lindsay Kemp è protagonista in uno spettacolo di Caffè Concerto Bar Saudade, con Richard Galliano alla fisarmonica e Carlos Miranda al pianoforte (Chianti Festival 2001).

Per alcuni anni collabora al Teatro dell’Orologio di Roma con Mario Moretti, Riccardo Cavallo, Riccardo Reim. È Martin in La Caduta degli Dei, ruolo interpretato da Helmut Berger nell’omonimo film di Luchino Visconti. È Cocteau in Opium di Jean Cocteau. Dal 2006 al 2009 al Globe Theatre di Roma, diretto da Gigi Proietti, è Oberon nel Sogno di una notte di mezz’estate di William Shakespeare, regia di Riccardo Cavallo. Nel 2009 è attore monologante nello spettacolo Fili di Erri De Luca, regia di Riccardo Cavallo. Nel 2010 è impegnato con Dacia Maraini in un suo testo I digiuni di Santa Catarina e la sua stessa regia.

Dal 2010 al 2012 ritorna a Parigi dove è impegnato con una produzione franco-libanese, partecipando nel 2011 al Festival Internazionale di Byblos, a Beirut, dove recita in francese il ruolo del Maître de Cérémonie nello spettacolo Les Mystères Lyriques con Samar Salamé, la regia di Diana Iliescu e l’orchestra musicale di Parigi. Nell’aprile 2012 all’Auditorium di Roma canta le canzoni di Pier Paolo Pasolini nello spettacolo Pier Paolo poeta delle ceneri con Cosimo Cinieri e la regia di Irma Immacolata Palazzo.

Nella stagione 2012/2013 riprende in tournée nazionale il monologo di Massimo Vincenzi, già rappresentato al Teatro Belli di Roma nel 2008 nell’ambito della rassegna “Garofano Verde” diretta da Rodolfo Di Giammarco, Alan Turing e la mela avvelenata, regia di Carlo Emilio Lerici. Lo stesso monologo approda nel giugno 2014 al Teatro Maipo Kabaret di Buenos Aires e a Mendoza (Argentina). Con Cosimo Cinieri e Paolo Panella prende parte allo spettacolo Canzone, regia di Irma Immacolata Palazzo, rappresentato al MAXXI di Roma nel settembre 2014.

Nel 2014 al Teatro Nazionale, prodotto dall’Opera di Roma, prende parte al musical per bambini La leggenda del fiore di Lino, per la regia di David Haughton. Nella stagione 2014/2015 è impegnato in due nuovi spettacoli di prosa come regista e interprete: La bambola spezzata di Emilia de Rienzo e La vela nera di Teseo di Valeria Moretti. Nel 2015/2016 riprende due spettacoli musicali di sua ideazione e testi di Ennio Speranza, già precedentemente rappresentati in tournée nazionale: Grido d’Amore-Edith Piaf, dedicato alla storia e alle canzoni della grande interprete francese; Canzoni in forma di nuvole (Cento storie per Sergio Endrigo), omaggio al cantautore italiano. Per il festival di San Miniato nel luglio 2016 è impegnato in uno spettacolo diretto da Maurizio Scaparro, Il martirio del Pastore, di Samuel Rodinski, con Antonio Salines e Edoardo Siravo. Nel 2016 debutta con un nuovo testo di Valeria Moretti Ballata notturna per Oscar Wilde con canzoni di John Dowland, Juliette Greco, Giuni Russo, Gian Battista Pergolesi e la voce off di Pamela Villoresi.Nell’estate 2017 è a Segesta nell’ambito del festival Dionisiache (Teatro Antico) per l’Antigone di Sofocle, nel ruolo del Corifeo, con Antonio Salines e Barbara Bovoli, regia di Livio Galassi. Nel 2018 è in scena con un suo nuovo spettacolo musicale Chapeau! Ovvero i misfatti dell’Istinto (dal Kabarett Berlinese a Fabrizio De André), testo di Roberto Russo, musiche originali di Francesco verdinelli, voce off di Edoardo Siravo.

È ideatore, interprete e regista di diversi spettacoli di teatro-canzone con musicisti dal vivo. Le canzoni sono generalmente cantate nella lingua originale: italiano, francese, spagnolo, tedesco e inglese. Periodicamente dirige corsi teatrali e laboratori incentrati sul movimento e la gestualità, l’improvvisazione creativa, l’espressione corporea, tecniche vocali e letture di testi.

Ha insegnato a Roma nella scuola del Teatro dell’Orologio e presso l’Accademia di Pomezia diretta da Enrico Brignano.
Ha svolto un seminario sulla corrispondenza tra Pasolini e Maria Callas e sul film Medea di Pasolini, tenutosi nel 2011 nel Chiostro di San Giovanni a Saluzzo (Cuneo) e conclusosi con la realizzazione di due spettacoli: Lettere dalle nuvole e Il Cantico dei Cantici.
Ha diretto diversi gruppi di studio mettendo in scena alcuni spettacoli tra cui: L’Orchestra di Jean Anouilh, La Cantatrice calva di Eugène Ionesco, Le serve di Jean Genet, Aspettando che spiova da Aldo Nicolai, Ritratti, libero riadattamento del testo Ritter, Dene, Voss di Thomas Bernhard, Il Fantasma di Canterville di Oscar Wilde.
Dal 2012 insegna recitazione e movimento scenico presso il LIM di Roma, Accademia di Musical diretta da Cesare Vangeli (2018).

SOLO TRE DOMANDE

  • Mi de­scri­vo con solo tre ag­get­ti­vi
    • Cangiante.
    • Imprevedibile.
    • Eccessivo.
  • Il solo even­to che mi ha cam­bia­to la vita
    • Aver potuto lavorare col grande Lindsay Kemp.

per saperne di più su di lui

http://www.giannidefeo.it/

l'intervista di patrizia boi

Nella tua carriera professionale c’è tutto quello che è possibile fare in Teatro per un attore, cantante e regista: sei uno dei fortunati che da grande è riuscito a fare quello che sognava da piccolo?

«Credo sia stato il teatro a inseguire me. Non è mai stato lo scopo della mia vita né tanto meno un sogno da realizzare. Il teatro è stato il mio naturale e istintivo gioco dell’infanzia, un gioco fantasioso e creativo che mi ha permesso di volare oltre i limiti del quotidiano. Semplicemente, nel tempo, ho continuato e continuo ancora a giocare come quel bambino. Per questo, mi ritengo fortunato».

Una delle cose che salta agli occhi osservando le tue foto di scena è il tuo spirito camaleontico: è solo mestiere o voglia di esplorare personalità e mondi differenti?

«Forse è solo la voglia di nascondere le fragilità e le insicurezze dietro maschere forti e seducenti. Poi, il tempo, lo studio, la dedizione e l’esperienza rafforzano certamente il mestiere».

Quale rappresentazione teatrale o spettacolo musicale ti ha appassionato maggiormente?

«Tutti gli spettacoli che ho avuto la fortuna di fare mi hanno appassionato. Mi appassiona il mio lavoro e non saprei farlo in altro modo, anche se in genere l’ultimo di questi, in senso cronologico, è quello su cui concentro maggiormente la mia attenzione. Se però vado indietro di qualche tempo, penso a ‘La caduta degli dei’ al teatro dell’Orologio con la regia di Riccardo Cavallo, nel ruolo che fu di Helmut Berger nell’omonimo film di Visconti, ma penso anche al mio spettacolo ‘Grido d’Amore’ dedicato a Edith Piaf, che ho portato in tournée nazionale per diversi anni...e poi ‘Salomè’ da Oscar Wilde in una versione pop con Marina Occhiena e ‘Il bue sul tetto’ da Jean Cocteau con canzoni di Darius Milhaud e tanti ancora, insomma: tutti».

Quale regista o personaggio del mondo del teatro con cui hai collaborato ti ha appassionato maggiormente?

«I più magici: Roberto De Simone (esoterico), Lindsay Kemp (visionario), Werner Shroeter (irriverente)».

So che stai portando in scena incentrato su un poeta inglese morto a soli 25 anni, John Keats, cosa vi ha spinto a parlare di lui? Ci sveli qualcosa dello spettacolo?

«Daimon – L’ultimo canto di John Keats, di Paolo Vanacore, nasce dal desiderio più intimo di andare oltre la semplice rappresentazione di un racconto teatrale. Si parla del canto della Poesia, della forza degli incontri alchemici, magici, quelli che illuminano il nostro percorso terreno per svelarci qualcosa di apparentemente inaspettato, ma che da tempo aspetta di essere svelato. E poi si parla di Anima, della nostra essenza più semplice, più vera, più pura. È uno spettacolo dalla forma circolare: tutto nasce per tornare indietro e ricominciare. Infatti lo spettacolo si chiude con una danza dei dervisci roteanti. Una riflessione sulla necessità di superare i limiti che ci tengono legati a condizionamenti dettati da falsi pregiudizi. Un percorso all’interno del nostro subconscio per ritrovare la fonte, l’origine e la connessione con il Tutto. Riconoscere il nostro Daimon, la guida che ci accompagna e illumina il nostro cammino. Sul filo sottile di quest’atmosfera ho voluto inserire due brani di Franco Battiato e uno di Giuni Russo che canto sugli arrangiamenti del Maestro Alessandro Panatteri. In ultimo, le immagini pittoriche di Roberto Rinaldi proiettate in alternanza durante tutta la rappresentazione, battono la cadenza ritmata delle parole».

solo tante immagini

 

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