Vogliamo segnalarvi ‘Pino Daniele. Il tempo resterà’, il film documentario di Giorgio Verdelli sul grande musicista napoletano che, come cita la locandina, è per alcuni ‘nero a metà’, per altri ‘Masaniello’, per molti ‘un uomo in blues’ e per tutti, semplicemente, Pino Daniele. Un vero e proprio viaggio nella musica, nella città e soprattutto nella vita di un uomo semplice e unico allo stesso tempo. L’artista che ha rivoluzionato e influenzato la musica italiana a partire dagli anni ’70 e che è ora più che mai apprezzato in Italia e all’estero, nella vita è sempre stato timido e assai poco autocelebrativo, basti pensare che quando si riferiva a se stesso diceva ‘io non sono io, sono me’ e si firmava con la sigla P8 che stava per ‘Pinotto’. Tanti sono i suoi indiscussi meriti, tra cui primeggia sicuramente l’aver fatto conoscere Napoli e la sua musica a tutto il mondo, come sottolinea Claudio Amendola, voce narrante del film: “Pino e i suoi musicisti sono stati il ponte per far apprezzare a noi non napoletani Napoli con la sua anima, i suoi colori, la sua musicalità. Questo è il grande regalo che ci ha lasciato Pino Daniele”. Gli fa eco un altro artista napoletano, Massimo Ranieri, che dice: “è riuscito a portare la musica napoletana ai giovani oltre Napoli”. Popolare tra i suoi coetanei, ha conquistato le generazioni successive di artisti, da Jovanotti a Giorgia passando per Ramazzotti, Ezio Bosso e tanti altri. L’altro grande valore della sua produzione artistica infatti sta nell’essere amata dai giovani, è diventato ‘intergenerazionale’ (definizione del regista Verdelli) e apprezzato da rapper come Clementino e cantautori come Maldestro che dichiara: “Pino ha permesso di unire le generazioni”, mentre Daniele Sanzone degli A67 dice: “ha sdoganato il dialetto napoletano e lo ha portato in classifica”. Si potrebbe parlare di ante Pino e post Pino, in quanto è riuscito a unire le due anime di Napoli, restituendo la musica della città al popolo, ai napoletani veri. Della sua generosità basta citare un esempio per tutti, l’indimenticabile concerto del 24 giugno 2011 a Cava dei Tirreni, quando Pino ed Eric Clapton suonarono per beneficenza il “Concert For Open Onlus - In Aid Of Children” la Open (Associazione Oncologia Pediatrica e Neuroblastoma Onlus). Questo e tanto altro nel film documentario che scorre fra immagini private e pubbliche, in un viaggio emozionale a bordo dell’autobus ribattezzato Vaimò, come il tour dell’82. In particolare segnaliamo il filmato sulla preparazione della colonna sonora di ‘Pensavo fosse amore, invece era un calesse’, con Pino Daniele e Massimo Troisi che ne parlano a casa dell’attore. Concludiamo con la frase del giornalista Sandro Ruotolo "Pino non era, è." Abbiamo chiesto al regista Giorgio Verdelli i tre aggettivi per definire il film, e lui ci ha risposto così: "Emozionante, inclusivo perché racchiude un po’ di tutto, e assolutamente musicale".
Il film sarà nelle sale il 20, 21, e 22 marzo 2017.
Solo tre aggettivi
- Emozionante
- Inclusivo
- Musicale