Solo Menti

MAURO PIACENTINI

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Classe 1978, napoletano, Mauro Piacentini si appassiona, dall’infanzia, alle arti e in particolare alle comunicazioni audiovisive. Negli anni sviluppa un interesse crescente per il cinema e per le culture orientali e nel 2004 si laurea con lode in Lingue e Civiltà orientali all’università di Napoli, “L’Orientale” con una tesi sperimentale sul cinema di Ang Lee. Nel 2008, completa i suoi studi in regia cinematografica, diplomandosi all’Accademia di cinema di Pechino, dopo aver conseguito una borsa di studio rilasciata dal Ministero degli affari Esteri. Lo stesso anno dirige Goodbye, Beijing, Goodbye, mediometraggio scritto in lingua cinese e girato tra le strade di Pechino, durante lo svolgimento dei Giochi Olimpici.  Ha scritto e diretto diverse opere, tra i quali Deep White, cortometraggio presentato nel 2006 al Festival del Cinema di Venezia, nel settore Industry.

Nel 2016 fonda la Mauzedao, etichetta dedicata alla produzione video e fotografica. Nel 2018 ha scritto e diretto, insieme ad Andrea Borgia, Posto Unico.  Il documentario è stato riconosciuto come un prodotto di interesse culturale ed ha ottenuto una serie di riconoscimenti ufficiali, tra i quali il Premio della critica al Cerveteri Film Festival e al Best Short Competion di La Jolla Festival, in California.

Il 27 settembre 2023 esce il documentario “The Years We Have Been Nowhere”, un film sulle deportazioni di oggi per dare voce a tutte le famiglie che vengono sperate e rispedite nei paesi di origine (quindi, condannate), realizzato da lui insieme all’attivista, scrittore e regista  Lucio Cascavilla.

SOLO TRE DOMANDE

  • Mi de­scri­vo con solo tre ag­get­tivi­
    • Aperto.
    • Paziente.
    • Dinamico.
  • Il solo even­to che mi ha cam­bia­to la vita
    • Il viaggio intrapreso per la Sierra Leone nel 2021, ai tempi del Covid, è stato un viaggio davvero doloroso.
      Immaginavo di star andando incontro ad un'esperienza dura, ma affrontare quel viaggio in condizioni di estrema complessità, dovute alle tante restrizioni seguite al dilagare dalla pandemia, mi ha costretto a realizzare da subito quanto di ingiusto e di taciuto vi sia nella gestione dei flussi di persone che transitano ogni giorno da un un luogo ad un altro del mondo. Nonostante abbia attraversato numerosi confini d'Europa, impiegando ben due giorni per compiere un viaggio che richiederebbe meno tempo, da Napoli a Freetown, ogni qual volta si sia trattato di esibire i miei documenti di viaggio e mostrare i risultati negativi dei tanti test sostenuti, il colore della mia pelle mi ha permesso di imboccare percorsi disposti unicamente per cittadini privilegiati e bypassare sistematicamente i controlli. Mentre i media insistevano sul rigore perpetrato da paesi come Germania, Francia, Belgio, io attraversavo i confini di questi paesi come stessi passeggiando al parco, anche al mio rientro dall'Africa. I cittadini con un diverso colore della pelle, erano costretti a lunghe ed estenuanti file, costretti a combattere con le unghie, pur di dimostrare la loro estraneità al virus. La sensazione era però sempre quella che si cercasse il minimo pretesto per impedire, o quanto meno limitare le possibilità di transito a persone considerate diverse, portatrici di una qualche potenziale minaccia.
  • Solo un link so­cial­men­te uti­le
    • Tutti quanti noi sappiamo quanto Emergency faccia, a livello internazionale, per offrire supporto medico ai più bisognosi, siano essi vittime dei tanti conflitti aperti nel mondo, o soggetti deboli del tessuto sociale nel quale vengono svolte le attività.
      Segnalo, nel caso specifico, l'ambulatorio di Castel Volturno, che costituisce un aiuto concreto, sul territorio campano, per i migranti e le fasce deboli della popolazione locale: https://www.emergency.it/progetti/italia-castel-volturno-ambulatorio/

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