"Carlo Cecchi è un artista che vive e lavora a Jesi e a Roma, fin dagli inizi degli anni settanta il suo lavoro è stato caratterizzato da un netto timbro concettuale sebbene nel tempo le sue opere abbiano presentato in maniera crescente contenuti postmoderni, legati al rifiuto dell’univocità dei linguaggi e delle visioni unitarie. I suoi dipinti e i suoi disegni, infatti, solitamente hanno origine da una parola, un verso, un anagramma, da un gioco linguistico che si traduce in immagini apparentemente dissonanti e spaesate, fluttuanti nello spazio mentale molto più che nello spazio fisico. Il loro ordine di apparizione è democratico, rispettando un senso di classificazione orizzontale. Utensili, animali, veicoli e meteore rappresentano i suoi compagni di strada, ciascuno di loro come un personaggio di senso poliedrico indispensabile alla scena. Anche nelle opere realizzate da Carlo Cecchi per la Biblioteca Angelica di Roma la sostanza del discorso non cambia, seppure portata avanti attraverso piccole mutazioni, peculiari al luogo e a ciò che esso contiene. La sua grande installazione, intitolata 'Il passo del cielo' e realizzata in carboncino su carta da spolvero, rimette in gioco i ruoli e le dimensioni delle stelle e di una serie di animali evanescenti che fanno pensare agli antichi bestiari così come alle fiabe di influenza orientale. Questo lavoro sembra condensare lo scibile umano, la sua evouzione, la sua percezione, l'incanto di una mano di talento guidata dagli occhi stupiti di un bambino. Quasi come di fronte ad un nuovo anno zero del cosmo... tutto rimane ancora da scoprire". Queste le parole di Francesca Pietracci che introducono Carlo Cecchi all'inaugurazione di 'Cosmo, caos, dissonanze', installazione 'site specific' per il Salone Vanvitelliano della Biblioteca Angelica, mostra in corso e aperta al pubblico fino al 5 gennaio. Abbiamo incontrato l'artista che, nel rispondere alle tre domande di SoloMente, ci ha parlato di se stesso, della sua concezione dell'arte, del suo modo di creare e anche del suo rapporto con la rete. Ecco le sue dichiarazioni: "L'arte è un evento collaterale della mia vita perché lavoro sempre ma non è mai una ragione primaria perché la ragione primaria pò essere temporale, invece la mia arte rappresenta la continuità, una sicurezza di carattere psicologico, è stato sempre qualcosa che mi ha salvato. L'arte è salvifica in generale, per quanto riguarda me, mi ha salvato e mi ha insegnato anche a vivere. Lei fa tutto da sola, io sono solo il suo strumento, lei si serve di me, molti artisti progettano io non progetto mai, gli artisti che hanno il progetto sono quelli che si mettono il grembiule per lavorare. A me vengono delle idee all'improvviso, nei momenti più diversi e io lavoro con quello che ho addosso, anche se sono indumenti costosi. Io vivo tra Roma e le Marche, un'altra cosa che ho notato quando sono nel mio studio nelle Marche mi sento di essere nel mondo molto più di quando mi trovo nelle grandi città, lo studio è il mondo, tutto il mondo e le persone che mi vengono a trovare l'avvertono questa cosa, non so perché ma è così". E poi, parlando dei Internet e della rete: "la rete mi interessa molto poco, appartengo alla generazione che la rete non la conosce e mi da pure un po' fastidio, perchè poi la rete in realtà ci intrappola, anche se va bene intrappolarsi, c'era Edoardo de Filippo che diceva: "Fare arte è mettersi continuamente il bastone fra le ruote". E questo il lo faccio per esempio, creo situazioni di difficoltà ma non esistenziali, non credo nella sofferenza ma credo nell'autodanneggiarsi, non in senso esistenziale perchè mi piace stare bene. L'altra cosa incredibile è che faccio delle cose quando non ho niente da dire. Attualmente ci sono due filoni nell'arte contemporanea: il filone che una volta si chiamava neorealismo, sociale, e poi c'è l'altro filone che è la decorazione, dove non c'è una dimensione di ricerca e non si sente 'la spinta', non ci si fa catturare dal posto. Ad esempio questo posto, il salone Vanvitelliano della Biblioteca Angelica, è come se mi avesse dato una spinta e mi avesse detto fai questo, la spinta è una cosa essenziale".
Ecco le risposte di Carlo Cecchi alle nostre tre domande:
- Come descriveresti te stesso utilizzando solo qualche aggettivo?
- Non saprei, non ho una percezione di me stesso, non mi conosco per niente, potrei dire che sono un pittore, non sono una bravissima persona ma posso essere una persona bravissima.
- Qual è l’evento che ti ha cambiato la vita?
- La nascita di mio figlio 22 anni fa e poi l'arte intesa come evento collaterale e continuo della mia vita.
- Puoi segnalarci uno o più link socialmente utili?
- Ogni tanto vado su https://www.facebook.com/, metto qualche quadro o disegno la sera se non ho niente da fare, e quando pubblico i miei lavori mi diverto, prima lo facevo più spesso. A parte questo, non mi interessa la rete soprattutto quando poi dicono che le cose il popolo le decide in rete, il referendum si fa in rete etc, intanto il popolo non decide niente, tanto meno nella rete. Mi da fastidio il termine rete, dovrebbero cambiargli nome...
per saperne di più su carlo cecchi
https://www.facebook.com/carlo.cecchi.14