Edhel, primo lungometraggio di Marco Renda, giovanissimo regista nato a Bari, già premiato per il suo cortometraggio sulla danza 'Sugar Plum Fairy', è un accorato atto di denuncia contro la pericolosa ignoranza di chi discrimina ciò che non riesce a capire ed è stato realizzato in soli 18 giorni di riprese con un 'low budget'. Il film, che ha commosso grandi e piccoli, narra la storia di una bambina nata con una malformazione al padiglione auricolare che fa apparire le sue orecchie a punta. Per il disagio evita qualunque rapporto umano che non sia strettamente necessario, la scuola e i compagni, con la loro adolescenziale crudeltà, sono un incubo, il suo scudo è una felpa con cappuccio, ampio e avvolgente, dalla quale non si separa mai. Unica oasi di serenità: il maneggio, in cui Caronte, il suo cavallo, l'aspetta tutti i pomeriggi così come aspettava suo padre. Edhel vive con la madre Ginevra (da notare la scelta delle due attrici, la cui somiglianza è perfetta!). Il rapporto tra le due è conflittuale; la madre preme perché si operi, affinché possa diventare una bambina normale. Ma cos'è la normalità? Grazie all’incontro con Silvano, il bizzarro bidello amante del fantasy, la ragazza inizia a vedersi con occhi nuovi. L'accettazione delle diversità inizia da noi stessi, non dovrebbe mai essere demandata agli altri, questo è il primo passo verso la serenità. Edhel, acclamato al Giffoni Film Festival ha conquistato il secondo posto nell’edizione 2017; ha partecipato a vari festival facendo incetta di premi agli ultimi Los Angeles Film Awards, conquistando riconoscimenti come Miglior film, Miglior regia, Miglior film indipendente e Miglior cast.
SOLO TRE AGGETTIVI
- Immaginifico
- Onesto
- Commovente