Ho assistito alla proiezione del documentario 'La forza delle donne', di Laura Aprati e Marco Bova. Il racconto degli incontri con donne di estrazione sociale diversa, diversa religione ed etnia, accomunate dalla difficoltà di vivere in quella parte di mondo che Laura e Marco hanno attraversato, dal Kurdistan al Libano. Donne che convivono con la fame, la perdita di tutto ciò che si ha, con le bombe, con la necessità di lasciare la propria casa, la propria terra. Donne musulmane, yazide, cristiane, siriane, donne rifugiate e donne dei paesi ospitanti. Donne vittime di una guerra combattuta in nome di un dio che non ha mai il loro volto, in nessuna iconografia. Un dio uomo, mai donna. Il racconto di una forza tutta al femminile, che affronta difficoltà immani, responsabilità sempre più gravose, violenze inaudite, quotidianamente; eppure dalle immagini viene fuori un'immagine di donna simbolo della 'resistenza' della vita, simbolo di una lotta alla sopravvivenza e alla continuità, piena di dignità, capace di soffrire e di rimanere in piedi, capace di svolgere lavori riservati normalmente agli uomini, di stare accanto alla famiglia, ai bambini. Normalmente la visione di immagini così, che trattano di argomenti di tale entità e coinvolgimento, mi commuove... Questa volta no, questa volta sono uscita dalla sala con una rabbia che mi esplodeva nel petto: la forza è sempre la nostra. Il potere è sempre il loro.
SOLO TRE PAROLE
- Guerra
- Sofferenza
- Rabbia